In queste ore i media italiani stanno “spingendo” un certo clima di entusiasmo, dovuto alla riapertura di buona parte degli esercizi commerciali rimasti chiusi negli ultimi due mesi a causa del lockdown, ma i cittadini sono già entusiasti e pronti a riprendere a consumare come prima?
Dati alla mano, la risposta per il momento è no.
La tabella SWG pubblicata nella settimana precedente al 18 maggio restituisce dati inequivocabili: un consumatore su tre non intende correre rischi, quattro su dieci vorrà (o dovrà) ridurre le proprie spese rispetto al periodo precedente al lockdown. La situazione sanitaria, per quanto almeno risulti meno critica, non è ancora considerata totalmente sicura. In più è evidente che i due mesi e mezzo di quarantena hanno impattato sul potere d’acquisto di un numero significativo di lavoratori e famiglie.
L’aggiornamento di maggio del monitoraggio McKinsey sulle abitudini e i comportamenti degli italiani dimostra che il clima di orientamento al consumo non è affatto cambiato rispetto al mese scorso (un orientamento che avevamo analizzato proprio sul nostro blog): resta la volontà di rimandare investimenti originariamente pianificati e di non correre rischi rispetto a nuove possibili spese.
Non si può escludere la corsa all’uscita in pizzeria, anche per la curiosità di scoprire le differenze nell’organizzazione degli spazi rispetto al recente passato; ma allo stesso modo non si può escludere nemmeno che, superata questa fiammata iniziale, i consumi tornino ad avvicinarsi più alla fase 1 che alla fase 0, almeno fino a quando non giungeranno nuove rassicurazioni sul fronte sanitario.
L’aggiornamento internazionale di aprile del GlobalWebIndex sui comportamenti di consumo indica che:
Alla luce di questi dati, la nostra valutazione su cosa sia utile fare in questo momento per ottenere migliori risultati nella comunicazione commerciale (e non solo) è la seguente:
Prima ancora di spiegare i vantaggi dell’acquisto di un prodotto o di un servizio in un luogo fisico appare fondamentale spiegare, se non proprio dimostrare, che la visita del consumatore nell’esercizio commerciale non lo pone mai in una condizione di rischio. I social media possono essere molto utili a raccontare il processo di preparazione degli spazi e le routine messe in campo per garantire il diritto alla sicurezza dei consumatori.
In un momento di grande difficoltà economica per milioni di famiglie nel mondo sarebbe fondamentale (compatibilmente con le difficoltà che anche gli esercenti si trovano certamente a sperimentare) utilizzare le leve tradizionali del marketing per attirare l’attenzione dei clienti, ma senza mai dimenticare che questo elemento arriva comunque al secondo posto, dopo la sicurezza.
E’ possibile un modesto ritorno nei ristoranti e la riattivazione di alcune modalità di consumo quotidiano, ma l’acquisto di beni durevoli (a partire dalle automobili) sarà comunque rimandato a tempi migliori.
Proprio perché la sicurezza appare la priorità assoluta per i consumatori, bisogna aspettarsi prudenza ancora maggiore rispetto all’accesso a luoghi che prevedono l’affluenza di centinaia o migliaia di persone contemporaneamente.
Il comparto dovrà stringere i denti nei prossimi mesi, e accontentarsi di quella fetta di turismo di persone disponibili a correre qualche rischio (o che si sentiranno al sicuro nei luoghi prenotati per le loro vacanze), per poi farsi trovare prontissimi a offrire la più completa e avvincente esperienza possibile a cavallo della scoperta – auspicabilmente rapida – del vaccino. Giocarsi tutte le cartucce ora potrebbe risultare, dunque, controproducente.