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12 Giugno 2020

Come sarà (o potrebbe essere) il “new normal”?

di Dino Amenduni

Cosa sta succedendo alle economie che provano a ripartire dopo il lockdown? Un capitalismo più attento alle esigenze dei propri territori di appartenenza rappresenterà davvero il nuovo modello economico di riferimento?

Abbiamo provato a dare delle risposte basandoci su due studi: il Global Health and crisis response di McKinsey e il Piano di Colao per la ripartenza dell’Italia che, al netto della sua effettiva implementazione da parte del Governo, suggerisce un percorso di ripartenza dell’Italia attorno a tre pilastri fondamentali: la digitalizzazione, la sostenibilità ambientale e l’inclusione sociale, prima di tutto per ridurre lo squilibrio di genere tra uomini e donne.

Dal documento McKinsey “Global health and crisis response” (1 giugno)

Cosa sta succedendo nelle economie che provano a ripartire dopo il lockdown.

– Digitalizzazione forzata: fino a quando ci saranno timori sanitari gli utenti preferiranno i servizi digitali anche in presenza di quelli fisici.

– Rallentamento o interruzione dei processi di delocalizzazione: in Asia alcune economie (Giappone e Corea del Sud in particolare) stanno facendo rientrare produzioni dalla Cina per ridurre i rischi di isolamento da lockdown.

– Chi sarà forte sul digitale potrà assumere, chi non lo è dovrà licenziare: TikTok ha assunto 10mila persone, mentre milioni di americani stanno attivando assicurazioni in caso di licenziamento.

– Riorganizzazione dei consumi: in generale si spende meno ma allo stesso tempo in alcuni segmenti (soprattutto legati a salute e cura del corpo) non si è mai speso così tanto.

– Stakeholder capitalism: nessuna azienda potrà ignorare il tessuto sociale, culturale e geografico di riferimento. Bisognerà dare un contributo attivo alla ripresa delle comunità che ospitano le imprese. È dunque verosimile una rinnovata centralità delle politiche di CSR (Corporate Social Responsibility)

Le forze che stanno plasmando ‘il new normal’

  • l’86% dei lavori a rischio nel breve termine negli Stati Uniti è a basso reddito, e in particolare nel settore della ristorazione, commercio, assistenza sociale, costruzioni, gestione dei rifiuti, Pubblica Amministrazione, manifattura, trasporti, cultura. Sarà necessario un cospicuo investimento in formazione e relocalizzazione. 
  • Minore fiducia nel libero mercato, maggiore fiducia nelle istituzioni pubbliche. Questo dato potrebbe essere cruciale nella valutazione sul tasso di consenso di nuovi, grandi investimenti privati (infrastrutture): rende ancora più centrale i meccanismi di condivisione preliminare dei progetti e la costruzione del consenso non più come una questione retorica e di facciata, ma come parte integrante dei processi di progettazione. 
  • i cambiamenti riguardano in modo simile sia il segmento B2B, sia quello B2C

I nuovi processi organizzativi: dalla metafora della war room a quella del ganglio

1. Dall’iperspecializzazione ai contributi orizzontali;

2. Da decisioni ben ponderate alla velocità di esecuzione: i tempi per testare le supposizioni sono spesso incompatibili con la presa di decisione in una fase in cui le regole del gioco, a partire dalla libertà di movimento delle persone, possono cambiare più volte, anche alternando fasi restrittive a fasi di maggiore apertura, nel giro di pochi mesi

3. Dalla ricerca del più ampio consenso possibile all’interno dell’organizzazione prima di fare qualcosa, alla costruzione del consenso basata sulla qualità delle scelte fatte sotto pressione.

4. Dalla ricerca dell’armonia alla ricerca del conflitto e dell’eterogeneità di vedute.

5. Dalle valutazioni basate sul dato storico a quelle basate dal mix di esperienza e ponderazione delle ipotesi sul futuro.

6. Dalla soluzione di problemi già affrontati in passato alla gestione di problemi mai affrontati sinora.

7. Da processi standardizzati per la risoluzione del problema a processi che introducano una componente di variabilità e creatività.

8. Dal raggiungimento di obiettivi spesso misurabili (esempio: aumentare il fatturato del 10%) al raggiungimento di obiettivi non misurabili (uscire dalla crisi).

9. Dalla possibilità di condividere i risultati di successo (perché gli indicatori di successo sono universali) alla difficoltà di condividere i risultati positivi, perché ’sfuggenti’ e non facilmente associabili a precedenti scale di valutazione.

Dalla war room al Nerve center

Dal piano Colao – tre assi per la ripartenza del paese.

Digitalizzazione e innovazione di processi, prodotti e servizi, pubblici e privati, e di organizzazione della vita collettiva.

Il Paese, intraprendendo un’azione di radicale digitalizzazione e innovazione, potrà effettuare un “salto in avanti” in termini di competitività del sistema economico, di qualità di lavoro e di vita delle persone, di minore impatto ambientale e di partecipazione dei cittadini alla vita pubblica.

La digitalizzazione è inoltre strumento di trasparenza, riduce gli spazi per l’economia sommersa e illegale e rende possibile uno sfruttamento efficace dei dati per migliorare la qualità di tutte le decisioni di policy e amministrative.

L’Italia soffre in quest’ambito di un significativo ritardo rispetto ad altri paesi e l’epidemia ne ha messo in evidenza le conseguenze penalizzanti. Le iniziative proposte sono state pensate per colmare tale divario al più presto.

Rivoluzione verde, per proteggere e migliorare il capitale naturale di cui è ricco il Paese, accrescere la qualità della vita di tutti e generare importanti ricadute economiche positive nel rispetto dei limiti ambientali.

Sostenibilità ambientale e benessere economico non sono in contrapposizione, particolarmente per un territorio e per imprese come le nostre, anche nell’ottica dell’attrazione di lavoratori di alta professionalità e alla ricerca di un’elevata qualità della vita, nonché di flussi turistici ad alto valore aggiunto.

In quest’ambito l’Italia ha un ritardo importante da colmare e le iniziative proposte sostengono l’accelerazione della necessaria trasformazione.

Parità di genere e inclusione

Per consentire alle donne, ai giovani, alle persone con disabilità, a chi appartiene a classi sociali e territori più svantaggiati e a tutte le minoranze di contribuire appieno allo sviluppo della vita economica e sociale, nel rispetto del principio di uguaglianza sancito dall’art. 3 della Costituzione.

La parità di genere – Obiettivo 5 dell’Agenda 2030 – è fondamentale per la crescita e deve diventare, per la prima volta, una priorità del Paese, anche grazie a valutazioni ex-ante delle diverse politiche economiche e sociali.

Altrettanto cruciale è una drastica riduzione delle disuguaglianze economiche, territoriali e generazionali, che sono cresciute negli ultimi anni e che costituiscono un grave problema, oltre che di equità, anche di freno allo sviluppo economico e sociale del Paese.

In sintesi: il successo delle organizzazioni in questa fase di “nuova normalità” è rappresentato dalla combinazione di velocità e disciplina. In una parola, la famosa resilienza. 

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